La società contemporanea rappresenta una realtà dove un individuo è costantemente “aggredito” da continui e differenti stimoli, spesso anche simultanei.
Questi stimoli sono di natura evoluta (un post su un social; una telefonata; una riunione di lavoro; un incontro con un professionista che deve svolgere un lavoro a casa) e difficilmente sono riconducibili alle dinamiche che caratterizzavano i nostri antenati ancestrali o che caratterizzano anche soltanto gli animali. Come si colloca il concetto di difesa in un ambiente tale?
A nostro avviso, per sviluppare un adeguato percorso alla ricerca della migliore espressione possibile della difesa personale è fondamentale concentrare l’attenzione non tanto sull’aggressore (cosa farà; è armato; è più grande; più piccolo) ma sul difensore, ovvero su colui che deve essere in grado di leggere la situazione, il contesto e le circostanze nella maniera più precisa possibile, nel più breve tempo possibile e con la massima attenzione.
La nostra esperienza proviene prevalentemente dal karate tradizionale giapponese derivante dallo stile maggiormente diffuso nel mondo. Lo shotokan del M° Gichin Funakoshi ha dato vita a diversi altri stili, uno dei quali è lo shotokai del M° Shigeru Egami, stile da noi praticato. Indipendentemente dallo stile, esistono alcuni principi basilari che dettano le linee di sviluppo della pratica che il Maestro Funakoshi ha lasciato ai suoi allievi e tra questi in particolare quelli su cui vorremmo soffermarci durante il nostro percorso sono:
Per affrontare un percorso orientato a sviluppare un’adeguata serie di azioni in risposta ad una serie di stimoli esterni che possono presentarsi come potenzialmente minacciosi, è opportuno ragionare brevemente sull’azione che sta alla base: la difesa.
La difesa personale o per meglio dire la difesa in senso lato è definita dalla Treccani come “[…] L’azione del difendere o del difendersi[…]b. Nello sport, l’attività svolta per ostacolare le azioni d’attacco dell’avversario […] affidata essenzialmente a un dato numero di giocatori delle linee arretrate[…]d. In psicologia, meccanismi di d., quelli di cui dispone l’apparato psichico per tenere lontani dall’io cosciente rappresentazioni e impulsi penosi[…]e. D. sociale, ogni attività volta alla difesa della vita e dell’ordine, nel campo igienico-sanitario, politico-sociale […] f. In etologia, difese, o meccanismi di difesa, le varie strategie (mimetismi, occultamento, parate aggressive, ecc.) con cui molte specie animali cercano di sfuggire o scoraggiare i predatori naturali, e anche di difendersi dalla caccia e dalla persecuzione dell’uomo.[…] 3. a. Tutto quanto serve a difendere, a proteggere, a riparare”. (Fonte: http://www.treccani.it/vocabolario/difesa/)
Molte, quindi, sono le accezioni e le declinazioni di difesa ma in ognuna di quelle sopra riportate possono essere individuati uno o più elementi che permettono di tracciare un percorso più preciso possibile per avvicinarsi a quello che per noi è il nucleo della questione: la capacità di difesa.
Elementi necessari per chiarire una definizione sono:
È importante quindi comprendere che una difesa si realizza di fronte ad una “aggressione” (nel senso di azione “diretta verso”) e comporta tutta una serie di valutazioni e considerazioni da parte del soggetto re-agente che non sempre sono immediate.
Per difendersi bisogna conoscersi ed essere consapevoli che la nostra deve essere una risposta necessaria ad un’azione realizzata verso di noi. Conoscersi comporta inevitabilmente una conoscenza quanto più integrale possibile di noi stessi e di ciò che ci circonda (Aperto? Chiuso? Ci sono porte? Può sentirmi qualcuno? Riesco a correre? Posso nascondermi?) ed è questo tipo di ricerca che desideriamo portare avanti. Non riteniamo utile proporre dei pacchetti preconfezionati di tecniche o combinazioni di tecniche ed atteggiamenti ma crediamo di dover affrontare la difesa della propria persona a 360°, considerando nella maniera più completa possibile la situazione e i suoi protagonisti per cercare di sviluppare negli individui un’attitudine alla miglior difesa possibile più che una tecnica di difesa.
Un nostro associato, praticante di karate da 4 anni, diversi anni fa raccontò questo episodio: “Ero in centro, con la mia ragazza, stavamo passeggiando tranquillamente in un tardo sabato pomeriggio di fine estate. Di fronte a noi un gruppo di 3-4 ragazzi con delle mazze di legno giravano senza meta rovesciando per strada cassoni della spazzatura e sbattendo ovunque con le loro mazze di legno. Erano a circa 500 metri da noi e si avvicinavano lentamente. Il punto in cui mi trovavo però era senza vie laterali e non c’erano portoni aperti o nicchie in cui infilarsi. L’unica cosa che ho fatto è stato avanzare, mantenendo la calma e cercando di farla mantenere anche alla mia fidanzata. La strada tra noi e loro si accorciava e quando eravamo ormai circa 50 metri si è aperta una via laterale che non avevo visto prima perché troppo preoccupato dai possibili aggressori. Nella maniera più calma ma più rapida possibile abbiamo svoltato a destra e ci siamo allontanati. In quel caso ho sentito chiaramente che quello che avevo praticato e provato in palestra ha avuto una grande importanza nel farmi reagire in quel modo.”
Scritto da Stefano Caporrella, (Maestro di Karate DELLA Bushido KarateDo, e Laureato in Criminologia).
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